Sull’ottovolante dei cicloamatori
I «muri» delle Fiandre varesine
È il Varese Van Vlandeeren, un itinerario-avventura totalmente sviluppato nel Varesotto che si ispira alla gara internazionale il «Giro delle Fiandre». Ventisei salite mozzafiato per un percorso di 120 chilometri con 1.800 metri di dislivello
Fatica, fatica, fatica. E le emozioni di una bellezza che incanta e toglie (letteralmente) il fiato: un percorso di 120 chilometri con 26 muri e 1.854 metri di dislivello da fare in bici in un angolo spettacolare d’Italia. È il Varese Van Vlandeeren, l’ottovolante dei cicloamatori lombardi, un itinerario-avventura totalmente sviluppato nel Varesotto e nato da un’intuizione geniale di un gruppo di amici della Cicli Turri, grandi fan della famosa gara internazionale conosciuta come il «Giro delle Fiandre» che si svolge tutti gli anni in Belgio. «Possibile che un tour spaccagambe e sensazionale come quello fiammingo non si possa organizzare nel nostro territorio, in Italia?», si sono chiesti. Certo che sì. E da qui ha preso vita questo percorso che ha richiesto un grande impegno e tanto amore per il territorio e le due ruote.
Il 3 aprile
Primo passo, lo studio meticoloso della cartina, integrato dai consigli di una rete di amici ciclisti che hanno proposto i muur più ripidi, le salite praticabili e i collegamenti strategici per arrivare all’anello ideale. Così da questo lavoro appassionato e dopo numerosi sopralluoghi in bicicletta è nato «Varese Van Vlaanderen 2016», Il Fiandre varesino. Prima edizione, il prossimo 3 aprile. La scelta della data è strategica: coincide infatti proprio con il Giro delle Fiandre dei professionisti, che il pubblico potrà seguire in diretta dai maxi schermi allestiti all’arrivo. Pronti? Potrete mettervi alla prova anche voi, affrontando la sfida dei 26 muri insieme a una flotta di biker appassionati. Io ho provato il percorso in anteprima e posso darvi qualche anticipazione. Tosto è tosto, non c’è dubbio. Ma non è una gara: si può affrontare con il proprio passo, godendosi le meraviglie e gli scorci a sorpresa dei paesaggi della provincia di Varese. Ogni muro (muur) ha un nome di derivazione belga.
Paesaggi mozzafiato
Meglio tenere pronta la pagina di Google translator sul cellulare. I più affascinanti sono il quinto, l’Oliwetenberg con il suo ciottolato «massaggiante»; il sesto, il Kastilionenberg con il passaggio sul ponte storico; l’undicesimo, il Lotzenberg, durissimo con le grosse pietre tonde (speriamo che il giorno dell’evento non piova, altrimenti preparatevi a caricarvi la bici in spalla); e il ventunesimo, il Tainenberg, una rampa di pavé di 200 metri da fare in un fiato. Qualche consiglio da «professionista»? La partenza a razzo è vivamente sconsigliata, queste montagne russe vanno affrontate con calma, senza strafare e con l’attrezzatura essenziale (portate camera d’aria di ricambio e pompetta, indispensabili). Non affidatevi all’istinto o a un infallibile senso dell’orientamento, meglio munirsi di gps: tra la fatica appannante e l’effetto labirinto delle stradine contorte, senza un supporto tecnico per le mappe si rischia di perdere la bussola. I paesaggi sono mozzafiato. Cercate di preservare un po’ di ossigeno per riuscire ad ammirare le cartoline naturali degli scenari che vi si presentano. Qui non esistono vincitori, l’unica sfida è quella con se stessi e le proprie capacità. Pedalando si incontrano tratti di asfalto, sterrati, pavé, ciottolati, salite e discese continue. Alla fine, i ragazzi della Cicli Turri vi aspettano per rifocillarvi con pasta-party e fiumi di birra belga. Che dire? Meglio di Disneyland.