Ho provato diverse bici.la prima che ho testato e' la versione Focus Cayo disc montata Ultegra.
Il balzo in avanti della nuova Cayo rispetto alla sua progenitrice Cayo Evo non è solo nella tecnologia e nei materiali, ma anche nella ricchezza di configurazioni con cui la bici verrà proposta al pubblico (la distribuzione sul mercato inizierà dal prossimo autunno): la Cayo sarà infatti proposta nella configurazione con freni standard o in quella predisposta per impianto frenante a disco; se poi a questo aggiungiamo il fatto che ognuno dei due modelli sarà utilizzabile sia con impianti trasmissione tradizionale che elettronici, possiamo ben dire che il nuovo modello è disponibile in quattro diverse configurazioni, in grado di assecondare al meglio le esigenze dei vari tipi di utenza. Il minimo comun denominatore di tutte e quattro le versioni?
La nuova Cayo è una piattaforma di bici che declina il suo dna di bici da competizione con una marcata predisposizione verso il comfort. La Cayo in versione standard, ad esempio, potrà essere sicuramente l’opzione privilegiata per i corridori della Ag2r (cioè il team pro sponsorizzato da Focus) in occasione delle corse del pavé, ma potrà allo stesso modo essere la scelta perfetta per il granfondista agonista o per il cicloamatore di alto livello amante delle lunghe distanze. In quanto alla versione per freni a disco, sappiamo bene che oggi questa tipologia di bici ancora non può essere utilizzata dai pro (ma le voci di un’imminente “liberalizzazione” dello standard sono sempre più insistenti ), per questo il target più indicato per la Cayo Disc ci pare essere quello dell’utente evoluto che spesso è tenuto a fare i conti con la pioggia, oppure quello di chi si allena di frequente sui fondi bagnati, perché sappiamo bene che è questo il terreno di utilizzo dove un impianto a disco può fare realmente la differenza rispetto ad uno tradizionale. Aggiungiamo, inoltre, che proprio la presenza del disco ha obbligato Focus a sovradimensionare ancor più la lunghezza di un carro posteriore che sulla Cayo Disc è qualche millimetro più lungo rispetto alla Cayo standard: questo esalata ancor più l’essenza “comfort” ed “endurance” della versione “disco”, rendendola davvero una bicicletta per tutti gli usi possibili; il carro lungo consente peraltro di montare senza problemi coperture di sezione oversize, fino a 28 mm.
Comune ad entrambe le versioni è invece l’impiego di un tipo di carbonio che ha permesso di abbassare ulteriormente il peso rispetto alla versione precedente: così come accade anche per altri telai delal concorrenza, sono molti gli strati di fibra ad alto modulo impiegati nella fase di lay-up e così come per i competitor anche Focus utilizza dei controstampi interni in materiale termoplastico per compattare il composito sia esternamente che internamente; il risultato è un prodotto estremamente resistente e allo stesso tempo leggero, esattamente come accade per altri telai di produzione attuale; in questo caso, però, è ragguardevole che di leggerezza estrema si possa parlare anche a proposito di un telaio per freni a disco visto che il Cayo Disc dichiara un peso davvero contenuto: 880 grammi riferiti al peso medio di tutte le cinque taglie prodotte, quando sappiamo bene che i telai per freni a disco dei altri grandi brand sono almeno 100, 150 grammi più pesanti. Il peso del telaio standard è invece 20 grammi inferiore: 860 grammi. Sempre a proposito di pesi menzioniamo anche quello della forcella: 380 per la versione Disc, 350 per quella standard ed anche in questi casi siamo a livelli eccellenti; ancor più importante è dire che così come il telaio anche la forcella è stata oggetto di profonde revisioni rispetto al passato: questo naturalmente vale per la forcella Disc, ma vale anche per la forcella della Cayo standard, perché il lay-up del carbonio è stato steso in modo da evitare curvature marcate nella zona della testa, di solito sono le più soggette a stress. Confermati rispetto alla vecchia Cayo sono invece il robustissimo tubo sterzo con fattezze monolitche e i diametri differenziati delle calotte di scorrimento dei ruotismi, atti ad alloggiare un cannotto forcella tapered, cioè conico.
Perno passante
Terminiamo la descrizione tecnica della nuova piattaforma Cayo menzionando quello che è l’aspetto tecnico a nostro avviso più innovativo: ce lo offre la configurazione Disc, che al posto del quick-release tradizionale prevede uno standard di fissaggio delle ruote con sistema a “perno passante”: troviamo infatti un asse del mozzo di dimensioni oversize destinato ad ancorarsi direttamente ai forcellini, così da realizzare un corpo solidale con il telaio una volta che viene bloccato; la rigidità complessiva è evidentemente maggiore di quella concessa dal classico quick-release. Il sistema di fissaggio con perno passante è oggi diffusissimo nel mountain biking e se altrettanto non è accaduto su strada è dovuto a più di una ragione: un perno passante è generalmente più pesante di un quick-release, richiede molto più tempo per il montaggio e lo smontaggio ruota infine lo standard non è conforme alle normative Uci. È effettivamente solo quest’ultima la ragion che ha indotto Focus a non utilizzare il perno passante sula Cayo standard; cosa che invece non è accaduta per la Cayo Disc, che non solo utilizza un perno passante sia per la ruota anteriore che per la posteriore, ma impiega un perno passante proprietario, con tecnologia brevettata. Il sistema si chiama non a caso RA.T., acronimo che sta per Rapid Axle Technology, proprio a ricordarci che al posto dei perni passanti più comuni utilizzati nel mondo del mountain-biking, in questo caso il fissaggio e l’estrazione dell’asse sono velocissimi: si attuano attraverso una semplice rotazione di una leva in tutto simile a quella di un quick-release, leva che a sua volta permette di ruotare di novanta gradi lasse e ancorare il pin di fissaggio posto sull’estremità opposta nella apposita sede realizzata sul forcellino. Il perno passante - anzi il R.A.T. - è a detta di Focus lo standard ideale per una bici con freni a disco, perché fa’ sì che le pinze lavorino nella massima efficienza sui dischi, cioè che il disco – sia perfettamente allineato alle pastiglie della pinza. Il R.A.T. utilizzato sulla Cayo Disc è peraltro uno standard ampiamente collaudato, visto che Focus lo utilizza già da qualche mese sulla sua nuova bici da ciclocross Mares CX.
E' la bici ideale per il granfondista.
La nuova Cayo è una piattaforma di bici che declina il suo dna di bici da competizione con una marcata predisposizione verso il comfort. La Cayo in versione standard, ad esempio, potrà essere sicuramente l’opzione privilegiata per i corridori della Ag2r (cioè il team pro sponsorizzato da Focus) in occasione delle corse del pavé, ma potrà allo stesso modo essere la scelta perfetta per il granfondista agonista o per il cicloamatore di alto livello amante delle lunghe distanze. In quanto alla versione per freni a disco, sappiamo bene che oggi questa tipologia di bici ancora non può essere utilizzata dai pro (ma le voci di un’imminente “liberalizzazione” dello standard sono sempre più insistenti ), per questo il target più indicato per la Cayo Disc ci pare essere quello dell’utente evoluto che spesso è tenuto a fare i conti con la pioggia, oppure quello di chi si allena di frequente sui fondi bagnati, perché sappiamo bene che è questo il terreno di utilizzo dove un impianto a disco può fare realmente la differenza rispetto ad uno tradizionale. Aggiungiamo, inoltre, che proprio la presenza del disco ha obbligato Focus a sovradimensionare ancor più la lunghezza di un carro posteriore che sulla Cayo Disc è qualche millimetro più lungo rispetto alla Cayo standard: questo esalata ancor più l’essenza “comfort” ed “endurance” della versione “disco”, rendendola davvero una bicicletta per tutti gli usi possibili; il carro lungo consente peraltro di montare senza problemi coperture di sezione oversize, fino a 28 mm.
Comune ad entrambe le versioni è invece l’impiego di un tipo di carbonio che ha permesso di abbassare ulteriormente il peso rispetto alla versione precedente: così come accade anche per altri telai delal concorrenza, sono molti gli strati di fibra ad alto modulo impiegati nella fase di lay-up e così come per i competitor anche Focus utilizza dei controstampi interni in materiale termoplastico per compattare il composito sia esternamente che internamente; il risultato è un prodotto estremamente resistente e allo stesso tempo leggero, esattamente come accade per altri telai di produzione attuale; in questo caso, però, è ragguardevole che di leggerezza estrema si possa parlare anche a proposito di un telaio per freni a disco visto che il Cayo Disc dichiara un peso davvero contenuto: 880 grammi riferiti al peso medio di tutte le cinque taglie prodotte, quando sappiamo bene che i telai per freni a disco dei altri grandi brand sono almeno 100, 150 grammi più pesanti. Il peso del telaio standard è invece 20 grammi inferiore: 860 grammi. Sempre a proposito di pesi menzioniamo anche quello della forcella: 380 per la versione Disc, 350 per quella standard ed anche in questi casi siamo a livelli eccellenti; ancor più importante è dire che così come il telaio anche la forcella è stata oggetto di profonde revisioni rispetto al passato: questo naturalmente vale per la forcella Disc, ma vale anche per la forcella della Cayo standard, perché il lay-up del carbonio è stato steso in modo da evitare curvature marcate nella zona della testa, di solito sono le più soggette a stress. Confermati rispetto alla vecchia Cayo sono invece il robustissimo tubo sterzo con fattezze monolitche e i diametri differenziati delle calotte di scorrimento dei ruotismi, atti ad alloggiare un cannotto forcella tapered, cioè conico.
Perno passante
Terminiamo la descrizione tecnica della nuova piattaforma Cayo menzionando quello che è l’aspetto tecnico a nostro avviso più innovativo: ce lo offre la configurazione Disc, che al posto del quick-release tradizionale prevede uno standard di fissaggio delle ruote con sistema a “perno passante”: troviamo infatti un asse del mozzo di dimensioni oversize destinato ad ancorarsi direttamente ai forcellini, così da realizzare un corpo solidale con il telaio una volta che viene bloccato; la rigidità complessiva è evidentemente maggiore di quella concessa dal classico quick-release. Il sistema di fissaggio con perno passante è oggi diffusissimo nel mountain biking e se altrettanto non è accaduto su strada è dovuto a più di una ragione: un perno passante è generalmente più pesante di un quick-release, richiede molto più tempo per il montaggio e lo smontaggio ruota infine lo standard non è conforme alle normative Uci. È effettivamente solo quest’ultima la ragion che ha indotto Focus a non utilizzare il perno passante sula Cayo standard; cosa che invece non è accaduta per la Cayo Disc, che non solo utilizza un perno passante sia per la ruota anteriore che per la posteriore, ma impiega un perno passante proprietario, con tecnologia brevettata. Il sistema si chiama non a caso RA.T., acronimo che sta per Rapid Axle Technology, proprio a ricordarci che al posto dei perni passanti più comuni utilizzati nel mondo del mountain-biking, in questo caso il fissaggio e l’estrazione dell’asse sono velocissimi: si attuano attraverso una semplice rotazione di una leva in tutto simile a quella di un quick-release, leva che a sua volta permette di ruotare di novanta gradi lasse e ancorare il pin di fissaggio posto sull’estremità opposta nella apposita sede realizzata sul forcellino. Il perno passante - anzi il R.A.T. - è a detta di Focus lo standard ideale per una bici con freni a disco, perché fa’ sì che le pinze lavorino nella massima efficienza sui dischi, cioè che il disco – sia perfettamente allineato alle pastiglie della pinza. Il R.A.T. utilizzato sulla Cayo Disc è peraltro uno standard ampiamente collaudato, visto che Focus lo utilizza già da qualche mese sulla sua nuova bici da ciclocross Mares CX.
E' la bici ideale per il granfondista.
Poi ecco la regina
Il telaio e la forcella Il telaio S5 è un monoscocca in fibra di carbonio realizzato in due versioni: quella standard e la più estrema VWd (Vroomen-White design, dal nome dei due fondatori di Cervélo). Il progetto VWd estremizza i contenuti tecnologici del telaio che - a parità di stampo ed estetica - si caratterizza per un più elevato rapporto rigidità/peso rispetto alla versione standard. Già a colpo d'occhio la vocazione aero della S5 è evidente. A partire dall'anteriore, dove l'obliquo si estende verso il basso ad accogliere la testa della fine forcella con i foderi a lama. Ancora, le sezioni alari dell'obliquo e del tubo sterzo si raccordano avvolgendo il cannotto della forcella in modo da ridurre al minimo indispensabile la sezione frontale. Seguendo il flusso dell'aria verso il posteriore, troviamo il piantone incurvato che va a carenare la ruota posteriore, con i foderi verticali disegnati in modo da proteggere dall'aria il freno posteriore al fine di evitare turbolenze controproducenti. Ma addirittura la collocazione del porta borraccia è studiata per ottimizzare i flussi che dal contenitore si dirigono sul piantone.Dal nodo sella, dove a fatica si scorge il morsetto annegato nel tubo orizzontale, si eleva il reggisella: una vera e propria lama in carbonio che termina con una testa a due posizioni: quella anteriore realizza un angolo piantone di 73°, mentre quella posteriore consente un arretramento di 40 mm. In altri termini, rispetto a un consueto reggisella con seat back fisso di 20 mm, questa soluzione consente un range di regolazione di 20 mm in avanti e altrettanti indietro. Il responso della galleria del vento? Il telaio S5 risulta più aerodinamico del 12-15% rispetto allo S3 e del 20-30% rispetto a un telaio tradizionale (dati relativi a un flusso d'aria frontale, inclinato da +15° a -15° rispetto alla direzione di marcia). Ciò si traduce nel fatto che a 40 km/h si risparmiano 6 watt rispetto alla S3 e 32 watt rispetto a una bici tradizionale. Tutto votato alla rigidità il carro costruito intorno alla scatola movimento bbright, ideata proprio da Cervélo. Questo standard prevede una scatola asimmetrica larga 79 mm. Concettualmente deriva da una bb30 (larga 68 mm) con la variante che la sede del cuscinetto sinistro è inglobata nel telaio, mentre a destra c'è una classica calotta esterna per rispettare gli ingombri della guarnitura. Ciò consente di ampliare la base sia del tubo obliquo (+16% in larghezza) che quella del fodero orizzontale destro (+65%), con un guadagno di rigidità fino al 380% rispetto ad altri standard.
A livello di materiali, l'esperienza Cervélo in fatto di compositi si esprime sì nella ricerca della massima rigidità ma tenendo nel dovuto conto anche il comfort: grazie alla tecnologia computerizzata ComfortPly, una volta che il progetto del telaio ha raggiunto la rigidità voluta, vengono eliminate tutte le fibre non necessarie al fine di ridurre il peso e le vibrazioni. Il risultato di questo approccio è un telaio di 990 g (S5 Vwd nella taglia 54, verniciato e completo degli accessori) con un risparmio di 80 g e un guadagno di rigidità del 12% rispetto alla S3. Ancora, tutto ciò è pensato per offrire una guidabilità e una reattività di altissimo livello. Abbiamo già accennato al reggisella a doppia posizione. L'aspetto ergonomico è sempre stato di primaria importanza per Cervélo. Lo dimostra segnatamente il fatto che le bici top escono dotate delle guarniture Rotor con corone ovalizzate. Soprattutto lo si vede dalle geometrie dei telai: il tubo sterzo - per esempio - è rialzato sulla base di studi sull'utilizzo degli spessori da parte dei prof. La spaziatura fra le varie taglie, infine, è molto curata e basata sui parametri di stack (distanza verticale fra l'asse del movimento centrale e il centro della sommità del tubo sterzo) e reach (distanza orizzontale fra gli stessi riferimenti). Ciò consente di realizzare una geometria che - al variare della misura del telaio - può effettivamente offrire ai ciclisti di ogni corporatura un assetto in sella il più possibile uniforme.
La S5 è una bici da strada pura, votata alla velocità ma dotata di una maneggevolezza e una reattività elevatissime che si possono apprezzare sia nella pancia del gruppo che nelle uscite solitarie. Un progetto che racchiude contenuti tecnologici frutto di oltre quindici anni di studi nel campo dell'aerodinamica, dei materiali e dell'ergonomia. Il costo è elevato, ma tutto sommato adeguato a un mezzo da competizione come la S5 che può essere un vero punto d'arrivo anche per il ciclista più esperto.
La bici ideale per chi vuole un gioiello di tecnologia
Poi mi sono cimentato anche nelle mtb
I circuiti di Coppa del mondo diventano sempre più impegnativi sia per le bici che per gli atleti.Il comfort, secondo Focus, non è un dettaglio che può essere sacrificato a discapito della leggerezza o della rigidità.
In un primo momento si era pensato a una soluzione softail, come hanno fatto Bmc e, secondo alcune indiscrezioni, anche Trek.
Però questo avrebbe aumentato il peso e quindi si è preferito puntare su un’attenta valutazione su come impiegare la fibra di carbonio e su quali forme dare al telaio.
Ed ecco qui una prima differenza, anche estetica, della Focus Raven Max: la giunzione del tubo sella.
Guardando bene i dettagli, i foderi alti si innestano direttamente con il tubo superiore, il quale, a sua volta, è vincolato al tubo piantone.
Al fine di consentire una flessione controllata del piantone, Focus ha dotato la Raven Max di foderi bassi che si sfinano man mano che ci si avvicina al mozzo posteriore, di foderi alti di diametro molto contenuto e di un tubo piantone a sezione schiacciata nella zona del movimento centrale.Questa attenzione all’assorbimento delle vibrazioni è completata da un reggisella, il Concept Cpx Plus Post, che è molto flessibile in avanti e all’indietro e con un struttura divisa in due nella parte superiore
Questo reggisella permette di ridurre la quantità di vibrazioni che arrivano al fondoschiena del ciclista.
Il suo peso è tutto sommato contenuto: 192 gr nella versione da 340 mm di lunghezza.
Comunque la leggerezza non manca…Il team di ricerca e sviluppo di Focus si è impegnato molto per raggiungere dei risultati notevoli sul fronte della leggerezza. Parliamo di un incremento (dichiarato) del 30% del precedente modello, ovvero di 885 gr in taglia M per il solo telaio, senza asse e viteria.
Sul modello di punta della Raven Max si è ridotto all’osso anche la quantità di vernice per la finitura, proprio per contenere il peso.
E’ il caso della versione Factory, quella che vedete in queste foto, con una livrea grigio opaco e fregi di colore arancio: con un equipaggiamento di alto livello (Sram XX1, Dt Swiss Xr1501 e forcella Rs-1) il peso è di 8,4 Kg.
Grande cura dei dettagliFocus prevede anche una forcella rigida in forma di carbonio da abbinare alla Raven Max, dotata di passaggio interno per il cavo del freno a disco.
la mtb dei campioni
E' stato un bel pomeriggio all'insegna delle prove.
la prossima volta organizzeremo un grosso evento e permetteremo ad altri makaki di provare questi gioielli.
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